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La tempesta perfetta della frutta secca

Monday, 24th September 2018

Dazi, Brexit, svalutazioni monetarie, consumi frenati: è la tempesta perfetta della frutta secca. “Non ci stiamo facendo mancare nulla”, dice ironico Riccardo Calcagni, amministratore delegato del colosso Besana. “Le barriere commerciali stanno cambiando lo scenario internazionale con ripercussioni anche sui consumi: il disordine dei dazi, come viene chiamato nel settore, ha modificato gli equilibri e non sappiamo quando le cose torneranno come prima”. Il “caos” investe soprattutto Turchia, India, Cina e più marginalmente l’Europa occidentale e l’Italia, ma nel mercato globale l’effetto domino non fa sconti a nessuno. 

“Per le noci e in minor parte per le mandorle si registrano cali significativi nei prezzi alla produzione, che non è una buona cosa per la sostenibilità del business e crea un effetto yo-yo di cui risentono i distributori e i consumatori”, spiega Calcagni. “La Turchia, importatore strategico soprattutto di materia prima californiana e cilena poi parzialmente riesportata, soffre molto gli effetti della svalutazione della lira turca, mentre la battaglia commerciale Usa-Cina sta zavorrando gli interscambi planetari. E più i prezzi scendono, più i player internazionali sono cauti”. E poi c’è l’effetto Brexit, “che mantiene l’euro in un’area di squilibrio ed incertezza che sta alimentando ulteriore confusione: il Regno Unito è un mercato di grande importanza per la frutta secca”.

In Italia è il momento della raccolta delle nocciole nelle aree più vocate, dal Piemonte al Lazio alla Campania. Rispetto allo scorso anno c’è maggiore disponibilità di prodotto: previste circa 125 mila tonnellate complessive. La qualità viene definita discreta, sebbene le piogge che si sono scatenate da metà agosto abbiano danneggiato parte dei frutti: “La crisi di Ankara influenza anche il mercato italiano, l’industria paga dal 25 al 50% in più, a seconda delle varietà, rispetto al prodotto turco che ha sofferto la svalutazione. E’ da capire se questa differenza importante sarà sostenibile, nel medio-lungo periodo".

Ad appesantire il quadro generale, la crisi commerciale delle noci nel nostro Paese: “da gennaio il mercato è fermo; dopo un quinquennio di costante aumento delle vendite l'Italia, tra i primissimi consumatori a livello planetario, ha frenato e le quotazioni sono stagnanti”.

Non va meglio nei principali Paesi del continente. Dove c’è anche un problema di rinnovamento: “L’Europa - analizza Riccardo Calcagni - è un mercato tradizionale in cui poco si è investito in ricerca, sviluppo, marketing. E ora se ne pagano le conseguenze”. “A breve - preannuncia il manager di Besana - il California Walnut Board darà vita una grossa campagna promozionale in Italia per spronare i consumi”.

“Insomma - tira le somme Calcagni - un anno molto particolare con tanti eventi eccezionali. Dal punto di vista aziendale, Besana può contare su una tale diversificazione di prodotti e mercati da non aver avvertito grandi scossoni; il mix Paese e retail è variegato, teniamo bene le posizioni anche in Uk, dove abbiamo un importante insediamento”.

Prosegue intanto a gonfie vele il progetto di sviluppo delle coltivazioni di noci, nocciole e mandorle in Europa dell'Est e Centro Asia, aree in cui le caratteristiche pedoclimatiche permettono alle coltivazioni di performare al meglio: un altro tassello del Besana International è stato inserito proprio sabato scorso, con l’inaugurazione di una nuova importante struttura in Kazakistan alla presenza di rappresentanti del governo kazako.

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